AUTORE: GABRIELE PAOLINI
TITOLO: “GABRIELE PAOLINI ENTRA NELLA STORIA DELLA GIURISPRUDENZA” (PRIMA PARTE).
EDITORE: GABRIELE PAOLINI & ROBERT BERNOCCHI MEDIA-COMUNICATION
FONTE: WIKIPEDIA.
LINGUA INGLESE
http://en.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Paolini
GABRIELE PAOLINI.
Gabriele Paolini is a famous Italian television prankster and condom advocate. He is also known as the "prophet of the condom" and "the prophylactic prophet." In Italy he is also referred to as a presenzialista, which means a bothersome person who disrupts live on-air television reporting. His antics usually involve exhibiting condoms in the background behind interviews or other unwitting live reporters. He has also been involved with singing contests and sporting events.
Gabriele Paolini began his career as a "television polluter" when a friend of his died of AIDS at age 22, contracting the disease some years after unprotected sex with a prostitute. Paolini's reaction was to invade TV news reports wearing or waving chains of condoms. Sometimes Paolini also uses a photo of a politician or of the Pope.
The son of a retired general, Paolini is in the Guinness Book of Records for his more than 18,765 very short appearances waving over the shoulders of hundreds of displeased TV journalists.
Over the years, Paolini has angered many in the media. During one interrupted interview, journalist and European deputy Paolo Frajese began to kick Paolini. Journalists have asked the legal office of RAI TV in Saxa Rubra for a legal injunction to "eliminate the disturber." In response, Gabriele Paolini showed the media a list of interviewers who had in fact requested his presence. However, Italy's Supreme Court upheld a three month suspended sentence against him.
On March 5, 1995 Paolini personally disguised a condom as a request in a paper and gave it to Pope John Paul II at a church in Rome.
On May 13, 2008 Paolini was condamned to 5 months prison term for offenses to the Pope, because on July 5, 6 and 15 2005 he interrupted a live TV show of RAI TV insulting the Pope and the Italian Premier.
LINGUA POLACCA
http://ro.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Paolini
GABRIELE PAOLINI.
De la Wikipedia, enciclopedia liberă.
Gabriele Paolini (n. 12 octombrie 1974, Milano) este un farsor italian și propagandist al folosirii prezervativelor. Metoda sa de publicitate este de a se strecura în spatele prezentatorilor TV de pe teren aflați în transmisie directă și a flutura prezervative. Uneori reporterii enervați de prezența lui l-au lovit. În iunie 2008 a fost condamnat la 3 luni cu suspendare pentru întreruperea unei transmisii a postului RAI, din iunie 2001.
Autoproclamat „profetul prezervativului” și cunoscut drept „profetul profilaxiei”, a început această activitate în urma decesului unui prieten de-al său, la vârsta de 22 de ani, care s-a îmbolnăvit de SIDA în urma unui contact sexual neprotejat cu o prostituta.
A intrat în Cartea recordurilor pentru cele peste 30'000 de apariții la TV.
În ianuarie 2007 publică o carte, „Io, pagina ribelle. Fenomenologia dell'artista Gabriele Paolini, la televisione prima e dopo «Il profeta del condom»”.
LINGUA RUMENA
http://ro.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Paolini
GABRIELE PAOLINI.
Gabriele Paolini (n. 12 octombrie 1974, Milano) este un farsor italian şi propagandist al folosirii prezervativelor[1]. Metoda sa de publicitate este de a se strecura în spatele prezentatorilor TV de pe teren aflaţi în transmisie directă şi a flutura prezervative. Uneori reporterii enervaţi de prezenţa lui l-au lovit. În iunie 2008 a fost condamnat la 3 luni cu suspendare pentru întreruperea unei transmisii a postului RAI, din iunie 2001.
Autoproclamat „profetul prezervativului” şi cunoscut drept „profetul profilaxiei”, a început această activitate în urma decesului unui prieten de-al său, la vârsta de 22 de ani, care s-a îmbolnăvit de SIDA în urma unui contact sexual neprotejat cu o prostituta. A intrat în Cartea recordurilor pentru cele peste 20000 de apariţii la TV.
În ianuarie 2007 publică o carte, „Io, pagina ribelle. Fenomenologia dell'artista Gabriele Paolini, la televisione prima e dopo «Il profeta del condom»”.
LINGUA ITALIANA
http://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Paolini
GABRIELE PAOLINI.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gabriele Paolini (Milano, 12 ottobre 1974) è un personaggio televisivo italiano, noto per le sue apparizioni di disturbo nel corso dei collegamenti esterni in diretta di programmi televisivi.
Dal 2002 è nel Guinness dei primati per le proprie apparizioni di disturbo sul piccolo schermo, con la motivazione: «he regulary sabotages journalist and presenter links on national TV in Italy, encouraging the use of condoms, as part of his civil battle against AIDS» («sabota regolarmente i collegamenti di giornalisti e presentatori su TV nazionali in Italia, incoraggiando l'uso del preservativo come parte della propria battaglia civile contro l'AIDS»). Rinnovato più volte, nel marzo 2010 il record è stato aggiornato a 30'000 apparizioni.
Biografia.
Televisione.
Autodefinitosi "inquinatore televisivo" e autoproclamatosi "profeta del condom" o "Diabolik di Casal de' Pazzi", Paolini ha iniziato a metà degli anni '90 la sua attività di "disturbatore", dichiarando l'intento di incentivare l'uso del preservativo e polemizzando con le posizioni della Chiesa cattolica. Ciò, stando alle dichiarazioni di Paolini, a seguito della morte per AIDS di un proprio amico che contrasse la malattia in un rapporto sessuale non protetto con una prostituta.
Nel corso degli anni, durante le sue azioni di disturbo, si è occupato anche di altri argomenti come la politica, la cronaca o il costume (per esempio i "PACS" o la Strage di Ustica). Per sua stessa ammissione, gli è stata diagnosticata da alcuni psichiatri la sindrome bipolare.
Paolini irrompe in programmi televisivi che eseguono collegamenti in diretta all'aperto: si tratta generalmente di telegiornali, ma anche di trasmissioni di attualità. Espone spesso cartelli, fa gesti come le corna, rivolge insulti a politici o a personaggi dello spettacolo e disturba l'attività degli inviati che a volte interrompono il servizio perché impossibilitati a continuare (in alcuni casi, per esempio al TG4 e su SKY, non sono stati effettuati collegamenti per evitare che Paolini potesse intervenire). Durante una dichiarazione spontanea resa al tribunale penale di Roma il 13 marzo 2007, ha affermato che fin «dal 1997» conosce i luoghi «in cui si fanno i servizi, perché ha amici tra chi opera con RAI, Mediaset, SKY e La7». Inoltre porta con sé una piccola televisione portatile che gli permette anche durante il disturbo di controllare l'inquadratura e rimediare ai tentativi del cineoperatore di escluderlo dalla ripresa.
Una sentenza della Corte di Cassazione dell'8 marzo 2006 ha riconosciuto a suo carico il reato di molestie per un'azione durante un collegamento televisivo Rai del 28 marzo 2002 in diretta da palazzo Chigi, nel corso del quale Paolini si era posto alle spalle di un giornalista con un cartello giudicato offensivo del decoro del presentatore Pippo Baudo.
La Cassazione ha definito le intrusioni di Paolini nelle dirette televisive molestie determinate da un'azione di disturbo che «altera le normali condizioni di tranquillità» delle persone che stanno lavorando «attraverso un'azione impertinente, indiscreta, invadente, senz'altro riconducibile nella nozione di petulanza». La Cassazione ha confermato la condanna di Paolini per interruzione e turbativa di pubblico servizio rigettando il ricorso contro la condanna a tre mesi decretata dalla Corte di Appello di Roma. Per effetto di questa decisione Gabriele Paolini ha dovuto pagare un'ammenda di 240 euro oltre a risarcire i danni in favore della Rai, costituitasi parte civile. Ad assolverlo nell'aprile 2007 è stato il giudice monocratico Gennaro Francione, spiegando che non solo «formalmente l'intrusione di Paolini si traduceva in un'azione di disturbo che alterava le normali condizioni di tranquillità delle persone che stavano lavorando», ma anche che «le incursioni di Paolini portano a un aumento dello share cui è legata la vita dell'azienda Rai, il che non solo non arreca danno, ma si risolve in un beneficio all'ente».
Nel settembre 2008, in occasione delle proteste dei dipendenti Alitalia, ha disturbato molte dirette televisive all'interno dell'aeroporto di Fiumicino: in una di queste ha insultato l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Per questa ragione, Paolini ha ricevuto dal questore di Roma un foglio di via obbligandolo a stare per 3 anni fuori dai confini del comune di Fiumicino e dall'aeroporto Leonardo da Vinci.
Il 12 ottobre 2009, in occasione del suo 35º compleanno, ha annunciato di voler porre termine ai suoi disturbi.[9], annuncio al quale non ha dato seguito.
Il 20 gennaio 2010 il Giudice Gavoni del Tribunale di Roma, ha assolto Gabriele Paolini in formula piena per il reato 340 C.P. ("Interruzione del Pubblico Servizio"), in merito ad una querela presentata dalla Mediaset per un collegamento in diretta del Tg4 del 22 giugno 2006 nel quale Paolini gridò "Emilio Fede cornuto".
Pornografia.
Fino alla fine del 2006 sono stati online i siti paolinihard.it e paolinihard.com nel quale Paolini mostrava sé stesso intento in atti sessuali espliciti con uomini e donne e in atti di coprofagia e di pissing.
Il 5 dicembre 2006 la Polizia postale di Roma su richiesta del Pubblico Ministero Maiorano ha posto tale sito sotto sequestro preventivo come elemento relativo al procedimento penale che lo coinvolgeva, intrapreso dal critico cinematografico Robert Bernocchi per le dichiarazioni presenti sul sito a lui indirizzate. Restano tuttavia online le versioni pubblicate dall'Internet Archive.
Il 15 maggio 2007 il Giudice per le Indagini Preliminari Renato Laviola presso Il Tribunale di Roma ha rinviato a giudizio Paolini per i reati di tentata estorsione, calunnia, diffamazione e molestie. Il processo è iniziato il 1º febbraio 2008.
Paolini ha interpretato e diretto alcuni film pornografici, come "Le avventure di Gabriele Paolini", "Vengo dopo il TG", "Il profeta" e altri.
Pubblicazioni.
Gabriele Paolini, Il profeta del condom. Un rompiscatole in televisione per una battaglia civile, Napoleone, 2000, ISBN 88-7124-280-7, ISBN 9788871242804
Gabriele Paolini, Io, pagina ribelle. Fenomenologia dell'artista Gabriele Paolini, la televisione prima e dopo «Il profeta del condom», Croce Libreria, 2007, ISBN 88-89337-35-4, ISBN 978-88-89337-35-6
Filmografia.
Dottor Gay & Mr. Hide (2006).
Curiosità.
Ha dichiarato pubblicamente la propria omosessualità nel 2000.
Il 7 novembre 2004 ha dichiarato, in diretta televisiva su Teleroma 56, di essere stato vittima a 15 anni di abusi sessuali da parte di un prete pedofilo.
Durante i Mondiali di calcio Francia 1998 il giornalista Paolo Frajese, inviato del TG1, lo prese a calci in diretta da Marsiglia. L'immagine, resa celebre dal programma di Rai 3 "Blob", è stata riproposta in decine di trasmissioni televisive sia in Italia che all'estero (ad esempio dalla CNN e da Channel 4). Per il gesto di Frajese, Paolini, dopo essersi rivolto al Tribunale Penale di Roma, è stato risarcito dalla Rai con 20mila euro.
È stato citato dal critico televisivo Aldo Grasso, che gli ha dedicato una voce autonoma sulla Garzantina della Tv.
Stando ad un resoconto dei fatti presente sul sito dello stesso Paolini il 5 marzo 1995 è riuscito a consegnare personalmente un preservativo (mascherato da un foglio di richieste) a papa Giovanni Paolo II, in una chiesa romana.
Nei giorni successivi al Maremoto dell'Oceano Indiano del 2004, Paolini interruppe una diretta presso la sede del Ministero degli Affari Esteri nel corso della quale un giornalista stava riportando le cifre relative alle migliaia di morti. In tale occasione Paolini brandiva un cartello indicante l'URL del suo sito personale; il forum del suo sito web divenne subito preda di numerosi messaggi indignati.
Nel mese di aprile 2007 il giornalista Enrico Mentana ha dedicato tre puntate di Matrix a Paolini; in una di queste vi era anche la sua vittima preferita, Emilio Fede. Aldo Grasso, sul Corriere della Sera del 20 aprile 2007 ha così scritto: «Gabriele Paolini ha battuto clamorosamente "Porta a Porta", condotto da Bruno Vespa - 25,62% di share contro il 13,81%». Nel mese di luglio 2007 Paolini ha querelato Enrico Mentana per il reato di "diffamazione a mezzo stampa". La causa: presunta censura. In quelle puntate, Paolini ha promesso la fine dell'"attività" di disturbatore; promessa poi non mantenuta, in quanto si è fatto nuovamente vivo nell'ottobre 2007 al TG2 ed al TG5.
Paolini ha disturbato un servizio del programma satirico Striscia la notizia, che spesso lo deride, sui prezzi alti a seguito della morte di Giovanni Paolo II nei negozi che si trovano nei pressi del Vaticano.
Bibliografia.
Enciclopedia della televisione (terza edizione), a cura di Aldo Grasso, Garzanti Editore, ISBN 978-88-11-50526-6
FONTE: SENTENZA GENNARO FRANCIONE
IL GIUDICE DELLA V SEZIONE PENALE DEL TRIBUNALE DI ROMA DOTTOR GENNARO FRANCIONE IL 13 APRILE 2007 FU AUTORE DI UNA STORICA SENTENZA CHE ASSOLSE IN FORMULA PIENA L’ARTISTA GABRIELE PAOLINI.
TRIBUNALE ORDINARIO DI ROMA P. P. n.17543/03 In composizione monocratrica P. P. n.22114/06
REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il giudice della V Sezione Penale dott. Gennaro Francione. Alla pubblica udienza del 13.04.2007 ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa penale CONTRO PAOLINI GABRIELE nato a Milano il 12.10.74
Difeso di fiducia dagli Avvocati MASSIMILIANO KORNMULLER e LORENZO LA MARCA
PARTE CIVILE – R.A.I. RADIO TELEVISIONE ITALIANA SPA – Difesa dall’Avvocato MARCELLO MELANDRI
IMPUTATO
Del reato di cui agli artt.81 cpv., 660 c.p. perchè, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso in occasione di collegamenti televisivi esterni, in diretta di TG RAI, disturbava l’attività dei giornalisti, in particolare in data 25.09.2002 alle ore 23.04 mostrando un fallo di legno, in data 3.11.2002 alle ore 13.00 lanciando epiteti contro Bruno Vespa, il 28.01.2003 gridando più volte “Berlusconi in galera”, infine il 05.06.2004 sbucando all’improvviso alle spalle del telecronista con un cartello in mano.
In Roma nelle date suiindicate.
CONCLUSIONI
P.M. Assoluzione ex art. 530 cpp perchè il fatto non costituisce reato.
PARTE CIVILE Voglia il Tribunale condannare l’imputato alla pena che riterrà di giustizia, nonchè al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede ed ad una provvisionale immediatamente esecutiva.
DIFESA IMPUTATO Assoluzione perchè il fatto non sussiste.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Paolini Gabriele è stato tratto a giudizio, chiamato a rispondere dei reati di cui alla rubrica.
La RAI - RadioTelevisione Italiana S.P.A. in data 5.3.2003 presentava esposto al Procuratore della Repubblica del Tribunale di Roma, per il tramite del Commissariato di Pubblica Sicurezza presso la Direzione Generale della RAI – Radio Televisione Italiana S.P.A.. L’atto a firma del direttore Affari legali Avv. Rubens Esposito, acquisito su accordo delle parti, richiamava una serie di esposti - denunzia nei confronti del Paolini per disturbo all’attività dei giornalisti RAI.
In parallelo Roberto Valentini, parte offesa, all’epoca Capo Servizi TG2 cultura, presentava querela il 20 luglio 2004.
Gabriele Paolini veniva, quindi incriminato e citato in giudizio per rispondere di quattro azioni di disturbo nel corso di collegamenti in diretta, soprattutto dei telegiornali. Precisamente era chiamato a rispondere del reato di cui agli artt.81 cpv., 660 c.p. perchè, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in occasione di collegamenti televisivi esterni in diretta di TG RAI, disturbava l’attività dei giornalisti stessi. In particolare in data 25.09.2002 alle ore 23.04 mostrava un fallo di legno; in data 3.11.2002 alle ore 13.00 lanciava epiteti contro Bruno Vespa; il 28.01.2003 gridava più volte “Berlusconi in galera” (fatti di cui all’esposto). Infine, in data 05.06.2004 sbucava all’improvviso alle spalle del telecronista con un cartello in mano (querela Valentini).
In dibattimento venivano prodotte dal P.M. dott. Gianluca Mattei n.3 cassette VHS, recanti rispettivamente copia della registrazione dei servizi giornalistici afferenti ai fatti di causa, ovvero ai collegamenti esterni in diretta per TG RAI con gl’interventi del Paolini denunziati nell’esposto.
Si provvedeva a visionare la cassetta degli episodi contestati; si raccoglievano le testimonianze dei denunzianti e dei giornalisti; s’interrogava il Paolini.
Si acquisivano altresì:
- una sentenza di assoluzione per fatti analoghi a quelli per cui è sotto processo, del Giudice Monocratico di Parma – sezione distaccata di Fidenza in data 8 nov.2000, irr. il 3.12.2000;
- una sentenza di condanna per analoghi fatti del Giudice Monocratico di Roma in data 17.02.2005, con conferma in Cassazione il 19 gennaio 2006;
- i libri del Paolini “Il profeta del condom”, Napoleone – ERS Roma 2000; “Io, pagina ribelle”, Fabio Croce Editore, Roma 2007;
- la Garzantina della Televisione, a cura di Aldo Grasso, Garzanti, Torino 2002;
- l’articolo di Philip Willan sul giornale “The Gardian”, dal titolo “The Prophylactic prophet” del 27 settembre 2002;
- rilievi auditel da cui risulta che lo share aumenta con l’intervento del Paolini;
- cassetta VHS contenente gli interventi TV del Paolini.
Le parti concludevano chiedendo, il P.M. e il difensore, l’assoluzione; la parte civile chiedeva la condanna del Paolini con risarcimento dei danni.
1) GLI EPISODI CONTESTATI.
Si analizzeranno di seguito gli episodi di disturbo contestati al Paolini seguendo le testimonianze dei telecronisti, correlate con la visione delle cassette.
1.1) EPISODIO IN DATA 25.09.2002 ALLE ORE 23.04
Secondo l’accusa il Paolini disturbava la messa in onda di un servizio della giornalista Giuseppina Paterniti in prossimità di Palazzo Chigi – sede del Governo, andato in onda durante il TG3 del 25.09.2002 h. 23.00, sbandierando in particolare un fallo di legno.
Giusppina Paterniti (ud. 13 marzo 2007) ha riferito che stava per effettuare un collegamento in diretta per il TG3, a Palazzo Chigi, per seguire l’incontro del governo con le parti sociali, in occasione della finanziaria.
Si era all’inizio del telegiornale. La telecronista dispose con l’operatore di mettersi con le spalle a una colonnna per stringere il campo, servendosi anche delle persone come scudo. Invitò gli operatori a fare in fretta.
D’improvviso Paolini ruppe il cerchio di persone e urlò alle sue spalle. La Paterniti andò avanti. Il disturbatore estrasse un fallo e lo mise sulla sua spalla. L’operatore strinse e rimase la faccia della telecronista col fallo di lato. Malgrado tutto la Paterniti proseguì nel servizio.
Il contraccolpo fu pesante . La teste riferisce che venne intralciata nel suo lavoro e gli spettatori non sentirono nulla.
In questo tipo di servizi non si usa transennamento perchè c’è diritto di cronaca e chiunque si piazza dove vuole.
Sul giornale inglese “The Guardian” andò la notizia facendo scalpore, ma la teste non ricorda il nome del collega estensore del pezzo.
E’ stata visionata la cassetta dove si assiste alla scena descritta dalla Paterniti. E’ da rilevare che il fallo non era facilmente distinguibile tant’è che l’operatore ha continuato la ripresa e non ha coperto assolutamente l’immagine con servizi di repertorio, come in altre ipotesi di cui andremo a dire.
1.2) EPISODIO IN DATA 3.11.2002 ALLE ORE 13.00
Secondo l’accusa il Paolini disturbava il servizio del giornalista Paolo Cantore – sempre in prossimità di Palazzo Chigi – sede del Governo, - andato in onda durante il TG2 del 3.11.2002 h.13.00, pronunciando in particolare varie volte un determinato epiteto nei confronti del conduttore di “Porta a Porta”.
Paolo Cantore (ud. 13 marzo 2007) ha riferito che era crollata la scuola di San Giuliano di Puglia. Ci fu collegamento per dar conto delle decisioni d’urgenza da parte del Governo in materia.
All’esterno della Galleria Colonna aveva scelto una posizione per avere alle spalle una balaustra. Partirono col collegamento e vide una persona che riprendeva la scena con una telecamerina.Talvolta Paolini si fa acompagnare da qualcuno che lo riprende.
Avuta la linea, il telecronista fu spintonato dal Paolini dal lato sinistro e venne interrotto avendo la sensazione che lo stesso tentasse di strappargli il microfono.
Invitò la regia a mandare la dichiarazione del Presidente del Consiglio.
Il disturbatore era appunto il Paolini che lanciò epiteti contro Bruno Vespa.
Non sa il teste, di un autore di “Blob”, che sarebbe avanzato come operatore della telecamerina notata insieme al Paolini.
Il giorno successivo, in conseguenza di questo episodio, il direttore del TG2 Mauro Mazza comunicò che avrebbero ridotto collegamenti in diretta. Invitò quelli che volevano comunque effettuarne di chiamare il commissariato per un ausilio, potendo, almeno gli agenti, richiedere i documenti al Paolini.
E’ stata visionata la cassetta del programma dove afferma il teste che fu spinto. La visione è assai parziale e, comunque, il telecronista non completò il servizio per evitare il disturbo.
1.3) EPISODIO IN DATA 28.01.2003.
Secondo l’accusa il Paolini disturbava il servizio del giornalista Oliviero Bergamini in prossimità del Palazzo di Giustizia di Roma, andato in onda durante il TG3 del 28.01.2003 h.19.00, gridando, tra l’altro, più volte la frase “Berlusconi in galera”.
Oliviero Bergamini (ud. 13 marzo 2007) ha riferito che effettuava un servizio in diretta su alcuni processi per cui la Cassazione doveva stabilire se dovessero rimanere a Milano oppure no.
Proprio all’inizio del collegamento entrò il pervenuto che disturbava con la sua presenza. Urlò frasi come “Berlusconi in galera”. Il telecronista fu costretto a spostarsi, correndo per la piazza. Interruppe il flusso delle notizie, avvertendo il pubblico che il Paolini gli intralciava il lavoro. L’intero servizio andò in onda disturbato.
A discrezione del telecronista, a fronte di interferenze, si può interrompere o no la trasmissione.
Il Bergamini, interrogato su come il Paolini riesca a sapere il posto delle dirette, risponde che probabilmente interviene in loco per logica, non sapendo il teste se abbia fonti specifiche per conoscere i punti precisi delle trasmissioni.
Dopo il collegamento il telecronista subì una reprimenda per la trasmissione fatta.
Più volte, oltre il caso de quo, fu disturbato dal Paolini.
C’erano immagini a copertura utilizzate per coadiuvare il giornalista. Nella fattispecie in esame vennero utilizzate, non a fine di documentario, per limitare i danni.
Dalla visione della cassetta risulta che c’è un salto nella trasmissione ma alla fine il servizio continua.
1.4) EPISODIO IN DATA 05.06.2004.
Secondo l’accusa il Paolini disturbava la messa in onda di un servizio di Roberti Valentini del 5 giugno 2004, sbucando all’improviso alle spalle del telecronista con un cartello in mano.
Valentini Roberti (ud. 16.02.2007), caposervizio dei servizi cultura e spettacolo, ha riferito sul 5 giugno 2004. C’era un collegamento del TG2 per la camera ardente di Nino Manfredi. Come RAI effettuarono il collegamento con il giornalista alle spalle della scalinata.
Operavano per la redazione cultura-spettacolo, dopo le notizie politiche.
Ci si preparò per il discorso. Iniziò il collegamento e dal monitor il telecronista vide qualcuno, il Paolini, dietro le spalle con un cartello in mano.
Non sa il teste cosa ci fosse scritto sul cartello.
Arrivando Bush, c’era una certa tensione in giro. Bruscamente Valentini si girò fermando l’intruso. Il collegamento venne interotto e non diedero più la linea.
L’azione di disturbo durò 4-6 secondi.
E’ prassi consolidata che non ci sia polizia per questi interventi del pubblico. In quel caso arrivò un vigile.
Le RVM (Registrazioni video magnetiche) sono immagini fatte prima e mandate a copertura del momento in cui il giornalista legge.
2) ESAME DELL’IMPUTATO.
Il Paolini (dichiarazioni spontanee all’ud. 13.3.2007) si è difeso asserendo che nei suoi interventi esprime il diritto di un cittadino di parlare.
Citando Fellini, ha ricordato che la televisione è la più grande enciclopedia del sapere umano e deve essere utilizzata in modo degno in quanto portatrice del sapere.
Ha criticato il sistema televisivo che oggi gioca sulla speculazione.
E’ dal ’97 che sa dove si fanno i servizi perchè ha amici tra chi opera con RAI, Mediaset, SKY, TMC oggi La 7.
Ha affermato, ma non dimostrato (poichè lo liquiderebbero in nero), che i collaboratori di programmi importanti dei più forti sistemi televisivi, soprattutto quelli che operano il riassemblaggio di immagini, gli pagano i pranzi, i viaggi, i soggiorni.
Si giudica un “fenomeno mondiale”. Per le sue intrusioni detiene il “Guinness dei Primati Mondiali” con 20.000 presenze.
Nella Garzantina del 12 ottobre 2002 ci sono 17 righe a lui dedicate.
Quanto all’articolo citato del “The Guardian” fu pagato 850.000 lire.
All’udienza del 13 aprile 2007, sottoposto ad interrogatorio ha riferito quanto segue sui singoli episodi contestati.
Quanto all’epidosio in data 25.09.2002 alle ore 23.04 mostrava un fallo di legno per ironia (cita De Curtis). Si riferiva all’uso ironico del termine “membro parlamentare” per prendere in giro la politica che non è di esempio ai giovani, ponendo in essere nelle aule addirittura azioni di violenza.
In data 3.01.2003 gridava più volte “ Berlusconi in galera” ma non intende rispondere sul punto.
Infine, in data 05.06.2004 sbucava all’improvviso alle spalle del telecronista con un cartello in mano. Non intende rispondere sulla scritta sul cartello non vista in cassetta.
3) CONCLUSIONI.
In via preliminare va rilevato il fatto che il processo verte unicamente sull’azione formale di disturbo del Paolini, al di là dei contenuti delle singole azioni, per le quali si sarebbe potuto procedere, eventualmente a parte, soprattutto dietro querela delle persone che si siano ritenute eventualmente offese.
Le intrusioni di Paolini nelle dirette televisive sono da scriminare, in primis, in base alla teoria dell’anablabe (dal greco “ana” + “blabe” = “senza danno”) ovvero dell’ancoraggio della punizione di un reato ad un concreto danno arrecato, secondo gli insegnamenti della giurisprudenza massiccia, soprattutto in ipotesi di falso innocuo o grossolano non punibile.
Nel caso di specie solo formalmente l’intrusione del Paolini si traduce in “un’azione di disturbo che altera le normali condizioni di tranquillità delle persone che stanno lavorando attraverso un’azione impertinente, indiscreta, invadente. In effetti quell’azione solo virtualmente è riconducibile nella nozione di petulanza, che anzi le incursioni del Paolini portano ad aumento dello share (vedi documentazione prodotta) cui è legata la vita dell’azienda RAI, il che, non solo, non arreca un danno, ma si risolve in un’evidente beneficio per l’ente.
La RAI è un servizio pubblico e più volte è stata soggetta al suo interno, in programmi in studio, a queste intrusioni (talora anche volgari e diseducative) che non solo portano a un aumento di indice di ascolto ma consentono di creare programmi replicanti, di assemblaggio delle scene forti, ciò a dimostrazione che la televisione accetta quelle digressioni spettacolari e le utilizza a piene mani.
Ciò, quanto al Paolini, accade persino, in forma esplicita, ovvero in complicità tra lo stesso e programmatori di trasmissioni come “Blob”, come dimostrato ampiamente dai molteplici interventi di un collaboratore di “Blob” per riprendere le azioni di “inquinamento” di Paolini. Il dato è riportato in maniera inequivocabile dal prevenuto che richiama anche documenti visivi contenuti in un suo film documentario, dal titolo “Il Profeta del Condom”.
(Vedi “Il profeta del condom”, pp.71-72; 96-98; 112. Alle pp.98-100 si racconta della complicità diretta di “Striscia la notizia” e di un “controbluff” attuato da Paolini con “Blob”, per anticipare la messa in onda del programma di Canale 5 con l’intervento del Paolini stesso e di un falso D’Alema).
Può ritenersi pertanto accertato l’intervento di “Blob” come riferito nell’episodio 3.11.2002, visto che lo stesso telecronista Cantore ha confermato la presenza di un signore con la telecamerina, situazione che spesso annuncia l’arrivo del Paolini.
Ergo la RAI stessa si avvale di Paolini per fare spettacolo e creare altri programmi e, quindi, non solo non subisce danno, ma talora provoca quelle incursioni e se ne avvantaggia per cui, quanto meno, “imputet sibi”.
La televisione, più in generale, è diventato il regno dell’ “infotainment”. Questo neologismo di provenienza inglese non è altro che la fusione delle parole “information” e “entertainment” (informazione ed intrattenimento) ed indica una mutazione del sistema informativo televisivo che non deve scandalizzarsi quando nella diretta subisca degli inquinamenti che comunque innalzano l’indice di gradimento tanto “gradito” al sistema.
Già il situazionista Guy Debord aveva profetizzato questa commistione affermando che “Fine e menzogna della società... Lo spettacolo è ormai totalmente multiforme, insieme concentrato e diffuso”.
(Enrico Ghezzi, “Vent’anni di guerra con la società dello spettaclo”, A.A.V.V., “I situazionisti”, Manifesto libri 1991. Il Situazionismo è un movimento estetico-politico nato negli anni ’50 che si proponeva la destrutturazione delle forme artistiche e del linguaggio dei media...Desiderosi di finirla con l’isolamento dell’arte rispetto al quotidiano, i situazionisti propongono pratiche artistiche che si realizzano direttamente nella vita (“dèrives”, “situazioni”). (Luther Blisset, “Cyberunderground”, Ed. Simone, Napoli giugno 2001, pp.19 e segg.; vedi anche “Internazionale situazionista 1958-69”, Nautilus, Torino maggio 1993; Guy Debord, “La società dello spettacolo”, prima ed. Parigi 1967 e “I situazionisti e le nuove forme d’azione nella politica e nell’arte”, Nautilus, Torino marzo 1993).
Tale mélange, essendo connaturato all’attuale apparato dei media forti alla ricerca di sponsor e share, si verifica, al di là del Paolini, a dispetto del “contenuto palesemente serio e severo dei servizi in discorso, diffusi vieppiù nell’ambito dell’informazione radiotelevisiva pubblica” (così nell’esposto del 5.3.2003).
Leggiamo in “Io, pagina ribelle”: Gabriele Paolini è caso-limite della nostra era, la sua azione è concettuale e può essere proposta come metro di lettura del sistema dei mass-media: il grado zero della televisione. Il suo è senz’altro un modo nuovo di affermarsi....ma è mutuato dai meccanismi di funzionamento propri del sistema mediatico stesso. Il tanto disprezzato (ma è anche un personaggio culto) Paolini, altro non è se non una summa di dinamiche, caratteri e standards del sistema dei media stesso, alchimizzate con precisione tale da sfiorare il paradosso. (“Io,pagina ribelle”, Cap. II, tesi di laurea di Francesco Gazzotti, “Fenomenologia di Gabriele Paolini, virus mediatico/anticorpo dell’Aids”, pag.31.)
La RAI (ma anche le altre televisioni), quando vanno in strada sono naturalmente soggette a quello che in ‘gergo teatrale’ si chiama ‘happening’. E proprio dal teatro si può trarre l’insegnamento che “tutto fa spettacolo”. “Quanto al Paolini, la spiccata fantasia del protagonista applicata a situazioni ogni volta inevitabilmente diverse e ‘live’, genera una serie di gags, mai uguali. C’è uno sfondo comune che è il personaggio, con le sue caratteristiche e il suo stile, il cui potenziale di spettacolarità risiede nell’abilità di adattarsi alle circostanze con prontezza di riflessi, che genera ogni volta un risultato sorprendente”. (In “Io, pagina ribelle”, Cap. II. tesi di laurea di Francesco Gazzotti, p.36).
Il noto opinionista televisivo Gianni Ippoliti, nella prefazione al libro “Il Profeta del Condom”, sottolinea con humour non scevro da ficcante efficientismo realistico: “Il collegamento in diretta è tale e, soprattutto credibile, se nell’inquadratura compare anche la testa di Paolini.
La corrispondente del quotidiano, in lingua inglese, “Herald Tribune”, Laura Collura, (in data 04.05.2000) cita Paolo Dal Dosso (giornalista politico di RDS) quando afferma: “Mi sento davvero rassicurato quando lo vedo, perchè so che sto seguendo la strada giusta” (In “Io, pagina ribelle”, Cap.II, tesi di laurea di Francesco Gazzotti, pag.39).
Le incursioni di Paolini, autodefinitosi “inquinatore televisivo”, da fermo o in movimento, appaiono intrise di grande carica ironica (che fortunatamente caratterizza anche politici e giornalisti da lui “disturbati”), talora d’intelligenza creativa, molto spesso allo scopo serio di mandare in onda un messaggio altrimenti impedito.
Al riguardo interessante è la sentenza del Tribunale di Parma – sez. dist. di Fidenza in data 8 nov.2000, irr. il 3.12.2000. In quel caso ci fu un’interruzione di Miss Italia ad opera del Paolini con tentativo di consegna di un preservativo al conduttore Frizzi. Il giudice assolse ‘l’intruso’ con formula piena perchè utilizzava il media per trasmettere un messaggio di uso del profilattico contro l’AIDS. Definendo nella sentenza la televisione come una ’vetrina di messaggi che toccano la gente (si pensi all’intervento del cantante Bono degli “U2” e di Jovanotti sul problema dell’azzeramento del debito dei paesi poveri.)”.
Venendo alle intrusioni contestate nel presente processo Paolini ha invocato il diritto di un cittadino di parlare e di manifestarsi attraverso la televisione, motivando con l’ironia la fallofania e con la sana critica l’attacco a Vespa.
Quanto all’articolo richiamato dalla Paterniti sul giornale inglese “The Guardian” si tratta del pezzo scritto da Philip Willan dal titolo “The prophylactic prophet” del 27 settembre 2002, dove si dà atto della serietà dell’intervento di Paolini in diretta, sottolineando la vicenda con sottile humour inglese, senza porre assolutamente la telecronista italiana in luce cattiva o ridicola. L’articolo sottolinea che Paolini, in quanto sostenitore del sesso sicuro, si è fatto pubblicità, nella sua crociata, brandendo e mostrando un piccolo fallo roseo in plastica. Ricorda che questo ‘gatecrasher’ (il termine, letteralmente, indica chi si intrufola in una festa senza avere l’invito) a tempo pieno, ha il primato mondiale delle incursioni televisive ed è stato visto da circa 2 miliardi di telespettatori. Ne rievoca le vicende. Figlio di un generale pensionato, ha cominciato la sua carriera di ‘inquinatore televisivo pro-condom’ quando un suo amico di 22 anni morì di AIDS, male contratto come conseguenza del sesso non protetto con prostitute.
Questo articolo del “Guardian” non è isolato ma si allinea ad altri due pezzi precedenti dello stesso giornale, ad opera del corrispondente a Roma Rory Carroll (dal titolo “As seen on TV” – lunedì 22 maggio 2009 e dal titolo “TV jester crashes the election party” sabato 21 aprile 2001). In tutti e tre gli articoli il giornale inglese sottolinea la serietà sociologica e massmediale degli interventi di Paolini, la cui eco ha superato i confini nazionali come fenomeno di costume e di modo di fare la televisione, ad opera di un cittadino comune, senza che ciò porti discredito ai telecronisti incrociati, che anzi ne ricavano vantaggio nella citazione.
D’altro canto quelle incursioni di Paolini possono, a buon titolo, essere inserite nel novero di altre similari delle avanguardie artistico-culturali, come si può leggere nei libri del Paolini, “Io, pagina ribelle. Fenomenologia dell’artista” e “Il Profeta del Condom. Un rompiscatole in televisione per una battaglia civile”. Nel primo saggio viene evidenziata la natura artistica delle performance di Paolini, rievocanti le incursioni dei ‘joculares’ nelle fiere medioevali (così ha sottolineato il difensore del Paolini, il Dottor Massimiliano Kornmuller, nell’arringa conclusiva) e, venendo a tempi più recenti, dei futuristi e dei situazionisti (filtrate attraverso la teoria di Andy Warhol) in parallelo con l’arte estrema di Orlan; entrambi agiscono sul proprio corpo e col proprio corpo, in riferimento a tecnologie diverse, specificamente al sistema dei media invece il Paolini. (Vedi “Io, pagina ribelle”, Cap. II, tesi di laurea di Francesco Gazzotti, pp.:63-64. - Leggiamo nel Manifesto futurista: “Obiettivo dei futuristi è la provocazione sistematica ed iconoclastica nell’ottica dello svecchiamento dal retaggio “passatista” e dell’affermazione di una nuovissima sensibilità estetica adeguata alla nascente Civiltà delle Macchine, vista come nuova Musa ispiratrice di nuove ed inedite forme di rappresentazione visuale, musicale e letteraria”.)
Questi viene identificato addirittura come il precursore dei “Newbrakers” un gruppo di attivisti newyorkesi, costituitisi nel 2005, che organizza degli interventi mirati su dei canali televisivi per poi rivendicare le azioni su un proprio sito. (Così in “Io, pagina ribelle” - Prefazione della sociologa Alessia Curcio - p.7).
Da entrambe le pubblicazioni emerge l’assoluta serietà degli interventi del Paolini, volti a manifestare idee nuove e battaglie civili, attraverso il media televisivo, catturandolo nell’unica fase di accesso altrimenti impeditogli: quella della scesa in strada dei telecronisti. Le incursioni del Paolini vanno considerate, in ogni caso, legalmente attinenti al sistema, trovando il loro appoggio nella Costituzione che garantisce l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e la libertà di espressione in tutti i media. Le intrusioni dell’imputato sono, infatti, frutto di una libera espressione del pensiero da parte di un cittadino, impedito di utilizzare il mezzo pubblico nelle forme canoniche per portare avanti le sue idee.
Il giornalista televisivo operante in strada deve accettare quelle intrusioni perchè sono esse stesse cronaca in diretta di quanto avviene tra la gente, che spesso anzi utilizza quelle dirette per dire la propria nel bene (esultanze in occasione di gare sportive ad esempio) e nel male (con striscioni, grida, slogan per contestare un avvenimento direttamente o indirettamente connesso a quanto nel resoconto del cronista vien detto).
La nuova “parola d’ordine” in questa televisione realmente democratica è ovviamente interazione. Con tali intrusioni il popolo partecipa direttamente al diritto di cronaca e critica, che riferito specificamente al giornalista come scriminante nei reati di diffamazione, va esteso a ogni singolo cittadino il quale esprime il suo pensiero col media televisivo della diretta. Il problema della libertà di pensiero e di espressione, affrontato nei tempi e nelle condizioni più diverse, come dai redattori della Dichiarazione di Indipendenza Americana e della Costituzione Italiana, ha sempre dato la stessa risposta: si tratta di un diritto essenziale e inalienabile. “L’informazione è un diritto fondamentale dell’uomo ed è la pietra di paragone di tutte le libertà”, dichiara la Risoluzione n.59 del 14 dicembre 1946, dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
L’art. 2 della nostra Costituzione sancisce che “La nostra Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili del’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità”. Tra questi diritti vi è la libertà di pensiero, d’informazione e di espressione, richiamate come uno dei pilastri della democrazia dagli artt. 9 e 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dagli artt. 18 e 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, recepiti dal nostro sistema normativo, grazie anche alla norma di inglobamento dell’art.10 che recita: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”.
Soprattutto, in relazione al caso Paolini, la libertà di espressione del pensiero è garantita dall’art. 21 della nostra Costituzione, là dove afferma che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Ivi compresa la RAI, naturalmente perchè è un servizio pubblico di proprietà del popolo. Esprimersi, infatti, equivale a manifestare il proprio pensiero in tutte le forme dell’ulespazio (spazio materiale) e del cyberspazio (spazio internettiano).
Eppure, malgrado le previsioni costituzionali della libertà di espressione, tali da assicurare sulla carta una posizione paritaria di tutti i cittadini di fronte ai mezzi d’informazione, oggi questo diritto s’imbatte in mille ostacoli, nel senso che solo i più forti, nelle forme e nelle pubbbliche relazioni, riescono a conquistare i media potenti, indipendentemente dal contenuto delle loro proposte.
Il potere massmediale nel senso esposto è tanto più forte in quanto si barrica in strutture chiuse; s’indebolisce quando arriva all’esterno.
La telecamera che scende in strada è essa stessa un’intrusione consentita nello spazio urbano per cui, a parità di condizioni, deve sopportare le intrusioni di cittadini e i loro progetti di giornalismo libero e disancorato.
I raid di Paolini al riguardo risultano alla pari con quelli di programmi come “Le Iene”, “Striscia la notizia” etc. e operano per creare operazioni di riassemblaggio televisivo, non dissimili da quelle attuate da “Blob”, il che dà l’idea della nuova televisione basata sull’ “infotainment”. Quindi quando il mezzo televisivo del telecronista “canonico” scende sulla pubblica via diventa un media strutturalmente debole e soggetto all’invasione dei cittadini, impediti di avere accesso agli edifici-bunker, tipo quelli della RAI, cui si accede solo attraverso una rigidissima burocrazia. Ciò in contrasto con la normativa per cui la RAI è un servizio pubblico e come tale deve garantire diritto di accesso globale a chiunque per manifestare il proprio pensiero. L’uguaglianza dei cittadini di fronte alla loro RAI dev’essere reale e non teorica e l’azione del Paolini va inserita in un tentativo legittimo del ‘cittadino escluso’ di conquistarsi il suo spazio televisivo con procedimento analogo ad Internet, dove chiunque può fare il suo giornale e dire la sua (vedi in tal senso l’ideologia dei siti “Web 2.0” che si rivolgono all’utente, in modo che possa essere lui stesso creatore e popolatore del sito).
La legittimità di quest’azione va sottolineata alla luce dell’art. 3 della Costituzione che al 2 comma recita: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
In questa linea di tutela si mosse la Commissione di Vigilanza servizi radiotelevisivi, la quale nel “Documento di indirizzo sul pluralismo” (1977) sottolineava che “con il termine di pluralismo si intende la rappresentazione nei mezzi di comunicazione della pluralità di cui è composta la società”. Continuava affermando che: “Il pluralismo così inteso, è espressamente indicato dall’articolo 1 della legge 6 agosto 1990 n.223 come uno dei principi fondamentali del sistema radiotelevisivo, che si realizza con il concorso di soggetti pubblici e privati”. Ciò che rappresenta un dovere per l’intero sistema radiotelevisivo diventa un obbligo per ciascun mezzo radiotelevisivo gestito dal servizio pubblico, che motiva la sua esistenza (ed il suo finanziamento attraverso il canone) nel suo essere dalla parte del cittadino, evitando ogni subordinazione a partiti, poteri o interessi. Questo dovere vincola parimenti la Commissione parlamentare a vigilare sull’adempimento di questo indirizzo, non in funzione di una parte o dell’altra, ma in ragione di un diritto di tutti.
Non si tratta solo di garantire ai diversi soggetti e alle diverse idee di essere rappresentati, ma anche e soprattutto di assicurare al cittadino di essere compiutamente informato e di poter avere accesso ai messi di comunicazione. Il pluralismo, dunque come diritto dell’utente ancor prima che come diritto dei soggetti da rappresentare”. Diritto reale di accesso che si esprime soprattutto come diritto a non essere esclusi dall’informazione attiva. Il detto documento fornisce elementi per assicurare il pluralismo politico, etnico, religioso, ma soprattutto il pluralismo sociale: “Il servizio pubblico deve rappresentare l’autonomia e la dialettica delle realtà sociali del nostro Paese, in tutta la sua ricchezza, dando voce anche a chi spesso voce non ha. Il tutto deve tradursi, per ogni genere televisivo e per l’insieme degli spazi informativi, nel richiamo esplicito e nella rappesentazione di tutte quelle realtà sociali, a cominciare dal mondo del lavoro e di tutte quelle problematiche sociali e culturali emergenti (femminismo, ambientalismo, problemi della terza età, immigrazione e rapporti Nord Sud) che, trovandosi in condizione di debolezza sul piano degli strumenti informativi e nei confronti degli interessi forti, risultano largamente penalizzate. Garantirne l’accesso al sistema informativo, anche in forma diretta, rappresenta un dovere esplicito del sistema pubblico radiotelevisivo”.
Seguono indicazioni per assicurare il pluralismo culturale: “In ordine alla singole problematiche trattate devono emergere le diverse opzioni culturali presenti nel Paese. E nella stssa scelta dei temi, il servizio pubblico deve caratterizzarsi come capace di proporre questioni innovative e di interesse rispetto alle mode correnti riflesse dagli altri mezzi di informazione. Maggiore deve essere l’impegno della RAI, ad esempio, sui temi della conoscenza, della scienza, dell’ambiente, dell’innovazione tecnologica, dell’evoluzione dei diritti civili, dei diritti dei consumatori, dei tempi relativi all’istruzione ed alla formazione, anche atraverso la collocazione di tali tematiche in fasce orarie di maggiore ascolto”.
Conclude il testo, quanto alla RAI, che “essa si deve esercitare rispettando scrupolosamente quella che è la ragion d’essere del servizio pubblico: un servizio dalla parte di tutti i cittadini (molti principi, soprattutto di tutela dei massmedialmente deboli, hanno trovato accoglimento nella “Carta dei doveri e degli obblighi degli operatori dei servizio pubblico radiotelevisivo” del 1999.).
Di recente, in risposta alle reiterate preoccupazioni espresse dal Parlameno europeo e dalle organizzazioni non governative per la concentrazione dei media e le sue ripercussioni sul plurarismo e sulla libertà di espressione, è intervenuta la “Commissione sul pluralismo dei media”. Viviane Reding, Commissaria responsabile per la società dell’informazione e i media ha affermato: “Per il processo democratico degli Stati membri e dell’intera Unione Europea è fondamentale mantenere il pluralismo dei mezzi di comunicazione di massa che affrontano oggi profondi cambiamenti e riforme dettati dalle nuove tecnologie e dalla conoscenza globale”. La vicepresidente Wallstrom, responsabile per le relazioni istituzionali e la strategia della comunicazione, ha aggiunto: ”La comunicazione, intesa come dibattito vivace e civile tra i cittadini, è la linfa vitale della democrazia che i media fanno circolare”.
Nell’approccio Reding-Wallstrom il pluralismo dei media è un concetto molto più ampio di quello di proprietà dei media e si riferisce all’accesso ad informazioni di diverse origini, in modo che i cittadini possano farsi un’opinione senza essere influenzati da una sola fonte dominante. (”Strasburgo contro il monopolio dei media”).
FONTE: INTERVISTA AL GIUDICE GENNARO FRANCIONE, TRATTA DAL SITO INTERNET WWW.LAVERACRONACA.COM
“I MASS-MEDIA: INTERVSITA AL GIUDICE GENNARO FRANCIONE”.
INTERVISTA REALIZZATA DA PIERFRANCESCO PALATELLA.
I mass-media e la società; ovvero un argomento di fondamentale importanza da analizzare in profondità soprattutto in funzione di quello che è il loro ruolo, la valenza anche storica e, non ultimo, l'impatto che essi possono avere all'interno della società stessa. Un tema certamente di non facile esposizione e per questo, al fine di poter meglio chiarire, ci siamo avvalsi del parere autorevole di un personaggio poliedrico in grado di guidarci all'interno di questo mondo; Gennaro Francione, giudice, drammaturgo, scrittore con all'attivo numerosi romanzi e saggi, Lo incontriamo per analizzare più in profondità l'attuale situazione dei media.
Giudice, qual è il ruolo dei media all'interno della società ed il loro impatto su di essa?.
In nessuna teoria democratica si mette in dubbio il fatto che una delle caratteristiche di una dittatura sia il monopolio dell'informazione (cito Giovanni Sartori). Mussolini aveva capito l'importanza del monopolio dell'informazione per dominare l’Italia. Hitler teorizzò questo sistema in Mein Kampf, un cavallo di battaglia per quelle TV che oggi con messaggi martellanti cercano di imporre alla gente prodotti, avvenimenti, star, sorrisi smaglianti di politici intrallazzatori... La verità è che i media risentono oggi del sistema piramidale dell'attuale pseudodemocrazia. La piramide è la figura solida geometrica che meglio descrive la Casta, anzi le Caste. In un discorso che feci a piazza Farnese a Roma il 6 ottobre 2007, in occasione della manifestazione "Lista civica nazionale per una riforma della politica", gridai che bisognava rompere il sistema delle caste in tutti i sei poteri dello stato: parlamento, amministrazione pubblica, giustizia, finanza e media. Giornali e televisioni (Quarto e Quinto Potere) sono oggi in mano a potentati economici, non artistico-culturale, che decidono quale notizia, personaggio, libro etc. deve passare e quale no. Un sistema intollerabile per un'autentica democrazia.
In che modo i media contribuiscono a condizionare il pensiero sociale? A tal riguardo, si può riscontrare in essi un forte ruolo di responsabilità?.
L'informazione è condizionamento di per sé: ti dice cosa conta e cosa no, veicola avvenimenti che piacciono al potere politico ed economico, oscurando dati della controinformazione che potrebbero creare alternative "pericolose e sovversive" rispetto al mantenimento dello status quo. Un modello di informazione chiusa è il sistema radiotelevisivo forte. I meganetwork dovrebbero essere di tutti, ma lo sono solo in apparenza, perché nel fondo sono nelle mani di pochi. I media-burocrati decidono chi passa e chi no, elargendo gettoni fissi e milioni di euro a una ristretta cerchia di persone, invece di ridistribuire la ricchezza nummaria e informazionale tra il popolo tutto dei richiedenti. Contro questa discutibile gestione si muove il Movimento Utopist-A (http://www.antiarte.it/movimentoutopista), da me fondato con appendici in Facebook come il gruppo “Mettiamo le ali al cavallo” (http://www.facebook.com/search/?q=paolini&init;=quick#group.php?gid=93164899519&ref;=ts) . Intendiamoci nei nostri intenti il cavallo della RAI rappresenta simbolicamente l'informazione radiotelevisiva ma per traslato tutta l'informazione tradizionale (ivi comprese la stampa, l'editoria, l'internet dei poteri forti etc.). A questo cavallo i sistemi mediatici hanno tolto le ali e lo usano come somaro per trascinarlo dove dice il padrone. In genere a trainare una carretta a pochi posti. Noi vogliamo liberare questa povera bestia e farla volare trascinando nell'etere con numerosi fili tutti quelli che, artisti, scienziati, cittadini comuni, vogliano essere trasportati nel mondo stellare dell'informazione attiva, fatta in prima persona anche nei media forti. Basta con le stesse facce!.
La Rai. Lei ha emesso una storica sentanza detta “della TV sferica”, assolvendo Paolini ed in qualche modo condannando la Rai. Ce la vuole ricordare?.
Il 13 aprile 2007 come giudice monocratico del Tribunale di Roma assolsi il più grande inquinatore massmediatico d'Italia e del mondo: Gabriele Paolini. Era incriminato di quattro azioni di disturbo nel corso di collegamenti in diretta, soprattutto telegiornali. Si difese tra l'altro asserendo certe azioni unidirezionali da parte di conduttori televisivi nell'informazione che egli criticava aspramente. Lo assolsi, dopo lungo e attento studio dell'imputato e del denunziante, avendo il Paolini agito per libera espressione del suo diritto di manifestarsi ed esprimere il suo pensiero quando la televisione pubblica(RAI) scende in strada (artt. 2, 3, 21 della Costituzione). Quella sentenza fu chiamata sentenza della tv sferica.
Ci vuole spiegare il concetto della sentenza sferica? Non pensa che in fondo anche un verdetto e' un veicolo di informazione, un media?.
Si esattamente! La sentenza è una notizia ed è un'informazione sul reale stato delle cose, soprattutto se trattasi di sentenza sociologica o degl'interessi. Se non si limiti alla superficie degli accadimenti ma scavi in profondità per comprendere la società che muove certi individui a fare certe azioni può diventare veicolo di controinformazione, talora trasformando gli accusatori in accusati. La sentenza sferica, espressione delle avanguardie del diritto, è tridimensionale, emessa da quello che noi chiamiamo giudice creativo e umanista. Essa interpreta il mondo prima ancora di interpetrare le leggi. E' sociologica come dicevo, democratica e globale tendendo a riequilibrare i piatti della bilancia di Temi, dando il giusto peso ai deboli. Fu così chiamata la mia decisione perché analizzava nel caso Paolini come la televisione nazionale dovrebbe essere e non è, non sempre capace di gestire un'informazione completa a 360°.
La Rai è del popolo tutto. Una realtà o un'utopia?.
La natura iperpopolare della RAI non la utopizzo di certo io ma l'affermò - come rilevai in sentenza - la Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi, la quale nel "Documento di indirizzo sul pluralismo" (1997) sottolineava che "con il termine di pluralismo si intende la rappresentazione nei mezzi di comunicazione della pluralità di cui è composta la società". Ciò che rappresenta un dovere per l'intero sistema radiotelevisivo (il discorso va esteso ad altri grossi network radiotelevisivi) diventa un obbligo per ciascun mezzo radiotelevisivo gestito dal servizio pubblico, che motiva la sua esistenza (e il suo finanziamento attraverso il canone) nel suo essere dalla parte di ogni cittadino, evitando ogni subordinazione a partiti, poteri o interessi. Non si tratta solo di garantire ai diversi soggetti e alle diverse idee di essere rappresentati, ma anche e soprattutto di assicurare al cittadino il diritto di essere compiutamente informato, e di poter avere accesso ai mezzi di comunicazione(così la Commissione). Il pluralismo, dunque, come diritto dell'utente ad essere artefice in prima persona dell'informazione.
Ci spiega meglio questa potestà attiva del cittadino sul diritto di informazione?.
Si tratta di un diritto reale di accesso che si esprime soprattutto come diritto a non essere esclusi dall'informazione attiva. Il documento della Commissione fornisce elementi per assicurare il pluralismo politico, etnico, religioso etc., ma soprattutto il pluralismo sociale: "Il servizio pubblico deve rappresentare l’autonomia e la dialettica delle realtà sociali del nostro Paese in tutta la loro ricchezza, dando voce anche a chi spesso voce non ha. Il tutto deve tradursi, per ogni genere televisivo e per l'insieme degli spazi informativi, nel richiamo esplicito e nella rappresentazione di tutte quelle realtà sociali, a cominciare dal mondo del lavoro, e di tutte quelle problematiche sociali e culturali emergenti (femminismo, ambientalismo, problemi della terza età, immigrazione e rapporti Nord-Sud) che, trovandosi in condizione di debolezza sul piano degli strumenti informativi e nei confronti degli interessi forti, risultano largamente penalizzate. Garantirne l'accesso al sistema informativo, anche in forma diretta, rappresenta un dovere esplicito del sistema pubblico radiotelevisivo". Sembra un vero proclama costituzionale della Commissione per regolare democraticamente l'accesso attivo alla RAI di ogni cittadino.
Si può in qualce modo individuare nei media un ruolo attivo nella crescita della diseguaglianza all'interno della società?.
Certamente! Uso un modello a me congeniale: il teatro. Io faccio teatro ma non vado in televisione. Esiste una miriade di attività teatrali che non vanno in televisione.Chi ci va? Ma sempre i soliti, neppure i più bravi talora, legati a megaproduzioni e megateatri perché il soldo tira! E, invece, dovrebbero tirare l'arte in sé, la conoscenza. Dovrebbero accedere alla TV le avanguardie spesso costrette a vivere negli scantinati e a fare teatro sinanche nei supermercati, capaci di realizzare a budget zero spettacoli di altissima qualità. Noi dell'Antiarte ci battiamo per il primato del Sapere sull'Economia, e ciò non è negli attuali network dove l'economia prevale sul sapere e sull'arte, proponendoci programmi beceri e diseducativi per i nostri giovani. Io immagino, invece, una sistema radiotelevisivo in cui, in gigantesca megarotazione, tutti i teatranti vadano a mostrare la loro arte, ricchi e poverelli che siano. Oggi gli artisti in Tv sono sempre gli stessi, gli esperti idem. Ciò per creare programmi preconfezionati, pilotati, a misura di aurea mediocritas informativa. I conduttori fanno il bello e il cattivo tempo impedendo una reale informazione che solo il random e la pluralità di accessi diretti possono consentire.Oggi specificamente il sistema radiotelevisivo, contravvenendo alle indicazioni della Commissione di Vigilanza, non permette il diritto di accesso attivo all'informazione a tutti i cittadini, e particolarmente, artisti, scrittori etc. che, pagando il canone, vorrebbero essere ammessi alla torta mediatica per dire la loro. Il Mein Kampf di Hitler nelle tv, nei giornali, nei libri etc. dà il senso dell'informazione attuale martellante, unidirezionale o oligodirezionale, per condizionare le masse, accentrare l'attenzione artistico-culturale su pochi eletti a scapito di una visione a 360°, dove gli antiartisti folli e rivoluzionari potrebbero scalzare il potere. A partire da quello dell'informazione stessa. La mia sentenza di assoluzione di Paolini richiamava il diritto al pluralismo della Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi. Voi l'avete vista questa pluralità e l'uguaglianza dei soggetti di fronte ai media? Questa uguaglianza non è garantita, per molti network, dall'attuale condizione di monopolio dell'informazione, essendo il diritto di accesso della gente all'informazione attiva (e non meramente passiva), solo sulla carta. Da ciò la situazione permanente e antidemocratica di artisti, intellettuali, professori, opinionisti etc. immotivamente esclusi dal tubo catodico dei media forti, improntato alla visibilità reiterata e martellante delle solite poche facce, a scapito di una megarotazione delle intelligenze, questa sì realmente democratica e conforme a Costituzione.Gli italiani tutti non si riconoscono più nella TV, perché è lontana, disgiunta dalla reale società italiana!!!.
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