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LA COLLANA DI PRESERVATIVI




Gabriele Paolini con la sua collana di profilatticiRoma, pomeriggio del 28 giugno 1997, la prima volta che indosso in pubblico una collana di preservativi. Dal 22 settembre dello stesso anno la porto sempre al collo. Cosa c’è di strano? Assolutamente niente, per me.




C’è chi porta orecchini al lobo, chi al naso, chi all’ombelico e chi in qualche altra parte del corpo dove di solito non batte il sole. Ci sono poi le donne impellicciate, i ragazzi con i tatuaggi sul corpo. Io ho deciso di portare in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento della mia vita una collana di preservativi al collo.

Giornalmente trasmetto un messaggio di prevenzione, di vita a centinaia e centinaia di persone. Ho preso, dunque, un impegno con me stesso e con la gente, tolgo la mia collana solo all’interno della mia abitazione a Roma e quando sono davanti alle telecamere in quanto comunica il mio volto. Questa decisione ha suscitato un pandemonio tra i miei familiari: mio padre, mia madre, le mie tre sorelle, la totalità dei miei parenti, provano vergogna nell’uscire con me con indosso la tanto “discussa” collana. Guai, per loro, è un disonore. Che ipocrisia! Devo per caso cedere alla volontà di chi si sente imbarazzato ad uscire con me con al collo l’oggetto tanto scandaloso? No, certo che no.

Ogni giorno salendo su un autobus, su un tram, entrando in un ristorante, in una pizzeria, in un bar, partecipando ad un concerto, ad uno spettacolo teatrale, faccio ‘comunicazione di massa’ e quel che lancio in continuazione è un messaggio sincero e spassionato: “amate sempre la vostra vita e quella degli altri. Quando fate certe cose…usatelo sempre”. Quanti fatti curiosi, quanti aneddoti da quando indosso la mia collana. Dalla vecchina che mi rincorse per strada picchiandomi con il suo ombrello, appena le avevo rivelato che non si trattava di caramelle appese al collo, come lei ingenuamente pensava, ma di oggetti che lei non utilizzava da qualche decennio.

Alla bambina di cinque anni che incuriosita dal mio oggetto chiese alla mamma: “Perché quel signore ha appeso al collo quegli oggetti che tu usi quando scopi con papà?”. Alla faccia della piccina! Da quei due ragazzi poco civili che il 27 settembre 1997, a Bologna, mi aggredirono tentando di strozzarmi con la mia stessa collana. Che bravi giovani! Ero in città in quell’occasione per fare prevenzione in mezzo ai giovani che seguivano il concerto, dove prese parte anche il Papa, organizzato dal Congresso Eucaristico Nazionale. Per quel gesto di quei due ‘angioletti’ ebbi 7 giorni di prognosi, a causa di un trauma contusivo cervicale. Cose che capitano.

Alla faticosa rinuncia che ho dovuto fare il primo aprile del 1998, quando non partecipai all’importante pranzo di famiglia organizzato per festeggiare la laurea in Sociologia conseguita da una delle mie tre sorelle, Silvia. Infatti, potevo essere presente al pranzo solo se fossi andato senza collana.









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Pubblicato su: 2004-03-03 (18275 letture)

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